mercoledì, giugno 01, 2011

un’anima al cospetto di se stessa

Senza di te tornavo, come ebbro,
non più capace d'esser solo, a sera
quando le stanche nuvole dileguano
nel buio incerto.
Mille volte son stato così solo
dacché son vivo, e mille uguali sere
m'hanno oscurato agli occhi l'erba, i monti
le campagne, le nuvole.
Solo nel giorno, e poi dentro il silenzio
della fatale sera. Ed ora, ebbro,
torno senza di te, e al mio fianco
c'è solo l'ombra.
E mi sarai lontano mille volte,
e poi, per sempre. Io non so frenare
quest'angoscia che monta dentro al seno;
essere solo.

(parole di Pier Paolo Pasolini)

Le ferite sono esperienza o forse le esperienze portano sempre ferite... non so. Quello che so è che piano piano, a forza di farsi male, per caso, per ragione o per torto, la pelle, le ossa e i muscoli cambiano e con essi cambia la nostra essenza, il nostro modo di vedere il mondo e di starci dentro.
A forza di subire incidenti, a forza di riprendersi dalle ferite, a forza di resistere a tutto quello che ho intorno, le cicatrici hanno preso il sopravvento: ormai coprono gran parte del corpo. Ed è difficile guardarsi dentro e vedersi per quello che si era o si era immaginato di essere: così pieno di tagli, ancora freschi e altri vecchi, non vedo più chi io fossi e vedo invece quel che sono ora.
Il desiderio è sempre uno: fuggire con poche cose. Camminare lontano e non guardarsi più indietro. Dimenticare la vita e guardare solo ai passi. Per coraggio non ci sono mai riuscito: forse per disperazione potrei farcela.

Nessun commento: