domenica, maggio 29, 2011

spot(less) mind

Senza sosta e senza riposo, passo ogni attimo nella costante ricerca di un significato. Alla ricerca della felicità.

lunedì, maggio 16, 2011

in retromarcia entrando nella vita

"Avrei potuto gridare per strada qualsiasi cosa senza che nessuno mi sentisse, senza che nessuno alzasse un dito. non si può dire che avrebbero dovuto. non chiedevo amore. ma c'era qualcosa di molto strano. i libri non ne avevano mai parlato. i genitori non ne avevano mai parlato. i ragni sì. vaffanculo" (parole di Charles Bukowski)

Come citazione da lunedì mattina ci sta tutta. Quando imparerò a essere quello che aspetta che la carne venga cotta mentre si gode la festa, piuttosto che quello che passa il tempo a cucinare la carne per gli altri? Non che mi dia fastidio essere un cuoco, ma a volte anche chi cucina ha piacere se qualcuno arriva con un piatto caldo per lui, no?

"A volte le cose sono proprio come sembrano, ecco tutto" (parole di Charles Bukowski)

giovedì, maggio 12, 2011

il dolore è una vela

Il dolore è una vela così incredibilmente lieve che nemmeno lo senti, comincia con la cadenza dolce della neve, ed è lì che ti perdi. Ha la faccia di un bambino e gli occhi di un lupo triste che ti lecca la mano, conosce ogni parola che non esiste e te le insegna una per una piano piano Ed improvvisamente ecco che hai dimenticato com’era bello l’amore, e te ne vai in giro come un vecchio cane sfiancato che non sente più nessun odore, torni a casa con la divisa di un soldato che non crede più nell’onore 

Non lasciarmi andare, non lasciarmi andare, non lasciarmi andare via, non lasciarmi andare, non lasciarmi andare, non lasciarmi andare via

Il bambino rincorreva la sua barca di carta, che ci vedeva la vita, ma il tempo non ha tempo, l’orologio s’incarta, la bussola è impazzita cammini dentro una nebbia di persone e di cose che ti facevano sognare, e hai voglia di andar via senza accampare scuse per non aver saputo amare, quando hai finito tutte le più inutili scuse per potere restare 

Non lasciarmi andare, non lasciarmi andare, non lasciarmi andare via, non lasciarmi andare, non lasciarmi andare, non lasciarmi andare via

Non ne ho la forza né la voglia di provarci e neanche le ragioni, altro che balle, sentimenti, tuffi al cuore e piagnistei per scrivere canzoni; vorrei guardare più lontano, ma lontano adesso è un tempo spaventosamente breve, vorrei sparire, cancellarmi, non amarmi, risvegliarmi che non so nemmeno dove non lasciarmi andare, non lasciarmi andare, non lasciarmi andare via, non lasciarmi andare, non lasciarmi andare, non lasciarmi andare via...

(parole e musica di Roberto Vecchioni)

Non esiste compassione per quel che è totalmente distrutto.

Lei: E come definiresti la sensazione che hai?
Lui: Non saprei... è una specie di dolore... di fitta leggera e costante... proprio sopra lo stomaco...
Lei: Un dolore, quindi... sei sicuro che sia un dolore? Provi un malessere fisico?
Lui: Sì... provo un senso di malessere, esatto. Una specie di nausea, misto a qualcosa che non saprei spiegare bene...
Lei: Non ci credo che non lo sai spiegare... riesci a parlare di qualsiasi cosa, facendo capire i concetti più complessi... rifletti su questo malessere... dimmi le cose che ti vengono in mente.
Lui: A volte vertigine... nausea... malessere, l'ho già detto... non saprei: è più come quando si ha tanta fame e tanta sete... no, più quando si ha fame, lo stomaco brontola perchè è vuoto...
Lei: Che c'è? Cosa pensi?
Lui: Vuoto, ecco cosa sento: un'opprimente sensazione di vuoto che nasce poco sopra la pancia e sotto il diaframma, qui, proprio qui. E' un vuoto, un'assenza che opprime, un senso di solitudine misto a desiderio... un vortice che si genera dentro e che cerca qualcosa...
Lei: Vedi che sei bravo a spiegare le cose...
Lui: Già, valesse qualcosa questa mia bravura... non vale nulla, come tutto il resto.
Lei: Perchè dici così? Molti direbbero che la tua vita è interessante... tu non sei d'accordo?
Lui: No. Non sono d'accordo. La mia vita è vuota. E' assenza.

"Se lo guardi non te ne accorgi: di quanto rumore faccia. Ma nel buio... Tutto quell'infinito diventa solo fragore, muro di suono, urlo assillante e cieco. Non lo spegni, il mare, quando brucia nella notte" (parole di Alessandro Baricco)

lunedì, maggio 09, 2011

g0

Se puoi vedere distrutto il lavoro di tuttta la tua vita
e senza dire una parola ricominciare,
se puoi perdere i guadagni di cento partite
senza un gesto e senza un sospiro di rammarico,
se puoi essere un amante perfetto
senza che l'amore ti renda pazzo,
se puoi essere forte senza cessare di essere tenero
e sentendoti odiato non odiare, pure lottando e difendendoti.
Se tu sai meditare, osservare, conoscere,
senza essere uno scettico o un demolitore,
sognare senza che il sogno diventi il tuo padrone,
pensare senza essere soltanto un pensatore,
se puoi essere sempre coraggioso e mai imprudente,
se tu sai essere buono e saggio
senza diventare nè moralista, nè pedante.
Se puoi incontrare il Trionfo e la Disfatta
e ricevere i due mentitori con fronte eguale,
se puoi conservare il tuo coraggio e il tuo sangue freddo
quando tutti lo perdono.
Allora i Re, gli Dei, la Fortuna e la Vittoria
saranno per sempre tuoi sommessi schiavi
e, ciò che vale meglio dei Re e della Gloria,
Tu sarai un uomo.

(parole di Rudyard Kipling)
Dedicato a tutti quanti noi, che camminiamo a volte vicini, a volte lontani, che parliamo di frivolezze nascondendo le lacrime, che pensiamo di aver fallito, che pensiamo di essere tranquilli. Dedicato a tutte le persone che incontro nella mia vita e con le quali condivido solo un piccolo frammento di quello che sono. Dedicato a tutte le persone che incontro nella mia e che condividono con me solo un piccolo frammento di quello che sono. Ogni giorno il sole è sempre lo stesso eppure è sempre diverso. Ogni giorno ricominciamo sempre da zero.

martedì, maggio 03, 2011

pur continuando a mangiare e a bere...

"Se la melanconia è uno stato di trasognamento diffuso che non giunge mai a una grande profondità né ad un'intensa concentrazione, la tristezza presenta, al contrario, una serietà ripiegata su se stessa e un'interiorizzazione dolorosa. Si può essere tristi da qualsiasi parte; ma mentre gli spazi aperti acuiscono la melanconia, quelli chiusi fanno aumentare la tristezza. Nella tristezza la concentrazione deriva dal fatto che essa ha quasi sempre una ragione precisa, mentre per la melanconia la coscienza non saprebbe individuare nessuna causa esterna. So perché sono triste, ma non saprei dire perché sono melanconico. Prolungandosi nel tempo senza mai raggiungere un'intensità particolare, gli stati melanconici cancellano dalla coscienza ogni motivo iniziale, presente invece nella tristezza" (parole di Emil Cioran)

unbroken light

"Vorrei stancarmi nel contemplare e nel pensare: vorrei chiudere gli occhi a poco a poco, e aprire l'anima ai sogni e sentire una musica che blandisce, ed odorare un profumo. Strana cosa è il sonno! Sento una calma, un riposo, una vicina oscurità" (parole di Ambrogio Bazzero)

C'è luce nella stanza. Si rigira nel letto, troppo pigro per alzarsi, troppo stanco per muoversi, con l'unico desiderio nel corpo e nell'anima di dormire. Eppure, non ci riesce: il letto è caldo, fastidiosio, appiccicoso per il troppo movimento. Le coperte sembrano bagnate, tanto lo avvolgono e lo stringono: lo soffocano, gli pare di affogare, di non avere spazio, di essere intrappolato. C'è troppa luce, pensa. Tutto tace, ma quella luce maledetta che entra dalla serranda rotta lo infastidisce, come una piccola scheggia di legno che non si vede e che ogni tanto si fa sentire. Maledetta luce, bofonchia. Il sonno non vuole arrivare, ogni posizione diventa scomoda: gli occhi sono pesanti, le braccia e le gambe intorpidite dalla stanchezza, il corpo sulla soglia dell'incoscienza... tutto il suo corpo insomma era pronto al sonno, ma non la sua testa, infastidita da quella dannata luce. Facendosi forza, quasi violenza, si alza, barcolla, si appoggia al muro e va verso la serranda, con gli occhi semi aperti, quel tanto che basta per non cadere. Arrivato lì, si stropiccia il viso e guarda: cerca la fonte di luce, ma non la trova. Si gira e la cerca: è nel buio della sua casa. Non c'è nessuna luce.

Oh damn be thine unbroken light!

lunedì, maggio 02, 2011

My spirit is too weak - mortality

Da quando mi sono svegliato oggi ho sentito un rumore costante. Era come quel rumore che accompagna i terremoti: l'avete mai sentito? E' ovunque, vi circonda, vi avvolge e, se vi fermate ad ascoltarlo, vi terrorizza, ghiacciando il sangue nelle vene. Ho lavorato, ho scritto, ho pulito casa e fatto le lavatrici: il rumore era sempre lì, mai coperto, mai sopito. Ho preso la macchina e sono andato al mare: c'era un vento alto ma non fastidioso, il sole riscaldava appena, le onde erano alte e l'acqua gelida. Intorno a me ogni tipo di rumore che al mare la natura concede: ma quel cupo rimbombare costante non smetteva di esserci, non voleva cessare. E più l'ascoltavo, più ne avevo paura, più in me qualcosa cresceva, nel petto, dietro le costole, più o meno dove abbiamo il cuore. E' il posto dell'anima e mi faceva male. Quando gli occhi sono diventati umudi, ho sfidado il freddo, le onde e i surfisti e mi sono buttato a mare: ho nuotato finchè i polmoni non bruciavano, finchè la milza non ce la faceva più, fino a quando le lacrime che erano iniziate a scendere dal primo piede in acqua non si erano del tutto perse nel mare, freddo, un po' violento, torbido. Lì, perso fra il cielo e la terra, mi sono lasciato sbattare dalla corrente: il rumore, quel rumore, lo stesso della mattina, continuava a esserci. Nulla lo copriva.
Sono uscito fuori: tremavo, ogni parte di me tremava. Mi sono messo sulla sabbia a prendere il caldo del sole e quello restituito dalla terra: purtroppo le lacrime c'erano ancora, ma più fastidioso di loro c'era quel dannato rumore.
Poi, improvviso, un dolore al petto, forte, profondo, intenso: non era fisico, no, purtroppo non lo era. Il dolore originava da dove partiva quel rumore che tutto il giorno aveva sentito: per un lasso di tempo che non saprei dire, i due coesistiterro, sembravano una cosa sola. Poi il rumore è cessato, così anche il dolore, e allora ho capito: qualcosa dentro mi si era rotto. La sofferenza era stata troppa, davvero troppa: non l'avevo riconosciuta, perchè non potevo immaginare nulla di così intenso e forte che potesse nascermi dentro. Nulla è stato mai così intenso come il dolore che per tutto il giorno mi ha accompagnato: alla fine qualcosa si è rotto, spezzato, è andato in frantumi. Innumerevoli volte quel rumore aveva fatto capolino, generato sempre nel medesimo modo, sempre da dove mai mi sarei aspettato che potesse provenire la sofferenza. E innumerevoli volte ero riuscito a placarlo, a rigettarlo indietro, a ingoiarlo di nuovo, sempre più amaro, sempre più pesante, sempre più in fondo.
Oggi non l'ho controllato: per la prima volta non ho lottato contro il dolore e lui ha vinto.  
Mi ha spezzato.

"Sai quando le persone diventano forti? Quando imparano ad accettare il dolore" (parole di Romano Battaglia)