sabato, novembre 29, 2008

UME: tutti dovrebbero...

E mi ritrovo a "scantonare" in giro per San Pietro, alla ricerca di un piccolo angolo di delizie dolci e salate: facilmente lo troviamo senza problemi... sembra un piccolo anfratto, una magica grotta piena di luci e di odori... via barletta 23... scendiamo le strette scale: sapevamo che non c'era modo di consumare nulla all'interno del posto e già prima di scendere avevamo deciso la nostra prossima meta... andremo a mangiare le delizie della grotta direttamente in Piazza San Pietro... recuperiamo il cibo, dopo minuti lunghissimi di indecisione... rustici per me, crepe con cioccolato per lei... resistendo all'odore invitante che trasportavamo e all'altrettanto invitante desiderio di shopping pre-natalizio... tutto era in odore della regina delle feste, tutto già sapeva di quella magia che prende tutti gli uomini, tutte le donne e tutti i bambini per circa 20-25 giorni l'anno... tutto era già pronto per il natale: si attende solo il calendario... ci sediamo in piazza, tutto libero, tutto sgombro: pochi visitatori e tutti rigorosamente in fila per entrare, un cielo che da azzurro promette un rosa incantevole e stormi di uccelli lontani che disegnano forme senza mai fermarsi... addentiamo la nostra delizia: i miei morsi sono rapidi, mentre i suoi sono lenti e metodici. Non una goccia di sacro cioccolato deve essere sprecata... e così accade: in un tripudio di sensi e di piacere, la crepes finisce... le sue parole incorniciano questo pomeriggio di tranquilla esplorazione: "tutti dovrebbero mangiare una crepe seduti a San Pietro". E' vero.

venerdì, novembre 28, 2008

Gloria e rabbia

"Ogni scampo è preciso, e già Minerva
per l'asta mia ti doma. Ecco il momento
che dei morti da te miei cari amici
tutte ad un tempo sconterai le pene.
Disse, e forte avventò la bilanciata
lunga lancia. Antivide Ettorre il tiro,
e piegato il ginocchio e la persona,
lo schivò. Sorvolando il ferreo telo
si confisse nel suol, ma ne lo svelse
invisibile ad Ettore Minerva,
e tornollo al Pelìde. - Errasti il colpo,
gridò l'eroe troian, né Giove ancora,
come dianzi cianciasti, il mio destino
ti fe' palese. Dëiforme sei,
ma cinguettiero, ché con vani accenti
atterrirmi ti speri, e nella mente
addormentarmi la virtude antica.
Ma nel dorso tu, no, non pianterai
l'asta ad Ettorre che diritto viene
ad assalirti, e ti presenta il petto;
piantala in questo se t'assiste un Dio.
Schiva intanto tu pur la ferrea punta
di mia lancia. Oh si possa entro il tuo corpo
seppellir tutta quanta, e della guerra
ai Teucri il peso allevïar, te spento,
te lor funesta principal rovina.
Disse, e l'asta di lunga ombra squassando,
la scagliò di gran forza, e del Pelìde
colpì senza fallir lo smisurato
scudo nel mezzo. Ma il divino arnese
la respinse lontan. Crucciossi Ettorre,
visto uscir vano il colpo, e non gli essendo
pronta altra lancia, chinò mesto il volto,
e a gran voce Dëìfobo chiamando,
una picca chiedea: ma lungi egli era.
Allor s'accorse dell'inganno, e disse:
Misero! a morte m'appellâr gli Dei.
Credeami aver Dëìfobo presente;
egli è dentro le mura, e mi deluse
Minerva. Al fianco ho già la morte, e nullo
v'è più scampo per me. Fu cara un tempo
a Giove la mia vita, e al saettante
suo figlio, ed essi mi campâr cortesi
ne' guerrieri perigli. Or mi raggiunse
la negra Parca. Ma non fia per questo
che da codardo io cada: periremo,
ma glorïosi, e alle future genti
qualche bel fatto porterà il mio nome.
Ciò detto, scintillar dalla vagina
fe' la spada che acuta e grande e forte
dal fianco gli pendea. Con questa in pugno
drizza il viso al nemico, e si disserra
com'aquila che d'alto per le fosche
nubi a piombo sul campo si precipita
a ghermir una lepre o un'agnelletta:
tale, agitando l'affilato acciaro,
si scaglia Ettorre. Scagliasi del pari
gonfio il cor di feroce ira il Pelìde
impetuoso."
(Iliade di Omero, trad. V.Monti)

giovedì, novembre 27, 2008

Fango & Neve

Lentamente scivola
La tua mano su di te
Quel tanto che basta per trasformare
Ogni carezza in un gemito
Ti guardo accaldata contorcerti
Tra le lenzuola umide
Golosa ed implacabile
Forza fammi male finche' vuoi
Lo sai
Pioggia io saro'
per toglierti la sete
E sole saliro'
per asciugarti bene
Vento arrivero'
per poterti accarezzare
Ma se vuoi se tu vuoi
Tra fango e neve
fango e neve impazziro'
Ti ammiro per come ti approcci
A questi anni mutevoli
Mi piace quel tuo senso pratico
La tua forza e l'ironia
I cieli neri intorno a noi
Sono soltanto nuvole
Che dolcemente soffi via
E niente puo' far male piu' lo sai

lo sai
Pioggia io saro'
per toglierti la sete
E sole saliro'
per asciugarti bene
Vento arrivero'
per poterti accarezzare
Ma se vuoi se tu vuoi
Tra fango e neve
fango e neve impazziro'
Impazziro'
Finche' pioggia diverro'
per toglierti la sete
E sole io saro'
per asciugarti bene
Vento arrivero'
per poterti accarezzare

Ma se vuoi se tu vuoi
Tra fango e neve
fango e neve impazziro'
Impazziro'...

E pioggia io saro'
Yeah yeah yeah...
Per toglierti la sete
per asciugarti bene
per poterti accarezzare
Ma se vuoi se tu vuoi
(Magnolia dei Negrita)

mercoledì, novembre 26, 2008

Ma a che serve? A chi serve?

"Ascoltate il linguaggio del futuro. La parola scomparirà del tutto ed è così che si parleranno gli esseri umani!" (parole di Anaïs Nin)

Mi chiedo realmente a cosa serva parlare di cose non-banali, come le emozioni, i rapporti fra esseri umani, il proprio rapporto con il sacro, con l'altro da sé... quanto vale la comunicazione in questo senso? quanto è utile? e a chi realmente può servire?
A me ora no di certo: se qualcuno intorno a me smette di farsi domande, io in realtà sto smettendo di cercare le risposte. Tranquillo vado alla deriva in un mare quieto dopo una forte tempesta, senza rimpiangere la vecchia isola, senza sognarne una nuova: galleggio facendo il morto, con le mie dita che sfiorano delicatamente altri naufraghi intorno a me e fissando il cielo fuori e il fuoco dentro di me...

"Questo mare è pieno di voci e questo cielo è pieno di visioni." (parole di Giovanni Pascoli)

martedì, novembre 25, 2008

Leggermente

"Confusione è parola inventata per indicare un ordine che non si capisce." (parole di Henry Miller)

Il cervello umano utilizza, mi pare, 7 operatori cognitivi, cioè particolari canali di comunicazione neuronale che gestiscono, fra tante cose, la percezione duale e riduzionista che noi abbiamo del mondo... ovvero, sono loro che ci fanno pensare che se c'è un bello, ci deve essere un brutto (dualismo) e che se una palla si muove, qualcuno l'ha colpita (riduzionismo)... categorie e aspettative, per dirlo in altre parole, nascono biologicamente dentro il nostro cervello e sono poi modellate all'interno della nostra società... mi chiedo a questo punto, sulla mia esperienza, se possiamo farne a meno: essendo biologiche dovrei rispondermi di no, ma essendo uomo mi rispondo che forse quei canali posso decidere di non applicarli a tutto il Mondo, ma solo a una piccola parte di esso... voglio tenere fuori le mie Emozioni dai miei operatori: non voglio imbrigliarle, non voglio schematizzarle, non voglio collegarle, non voglio semplificare. Non ne posso parlare, il che equivale a dire che non posso neanche capire, ma questo non mi impedisce di viverle, l'unica cosa che importa... viverle, così come vengono, senza altri nomi, senza altre inutili spiegazioni, senza parole a volte dannose.

"Vivere non è difficile potendo poi rinascere cambierei molte cose, un po' di leggerezza e di stupidità."(parole di Franco Battiato)

lunedì, novembre 24, 2008

UME: tra le case di marzapane...

Ieri. Ore 17:40 circa, lasciamo (io e le mie camelie) la macchina in una piccola via nelle vicinanze di una piccola e misteriosa piazzetta, Piazza Mincio. La nostra guida, calma e serafica anche nella tempesta, ci instrada dolcemente verso questo magico posto, l'inizio del quartiere Coppedé: si tratta di una piccola area urbana di Roma, situata nel quartiere Trieste, tra piazza Buenos Aires e via Tagliamento. In realtà, non è propriamente un quartiere ma pare che venne così chiamato dallo stesso architetto che lo ha progettato, appunto Gino Coppedè. Wikipedia recita che è "composto da diciassette villini e ventisei palazzine disposte intorno al nucleo centrale di piazza Mincio". Lì, nella piazza, vicini alla fontana delle rane, ci siamo noi, persi nell'incanto di un luogo surreale, dove i rumori della metropoli non arrivano e dove neanche la ressa del passeggio domenicale si spinge. Un'isola di pace spirituale e di ebrezza architettonica.
Case di marzapane, le chiama il libro, e capisco il motivo: solo in un materiale morbido come il marzapane si può pensare che qualcuno sia riuscito a scolpire questi piccoli e grandi capolavori. Non si trattava di un architetto, ma di un enorme pasticciere che con eleganza e pazienza ha tagliato il marzapane e ne ha fatto con un incantesimo sublime delle case vere e proprie... Non ho parole per descrive questo posto: il tempo è fermo, nullo, un punto che non si muove... fra strade irreali, mercatini d'altri tempi, arcate potenti con tanto di lampadario... non ho parole, ma la fortuna di aver visto, sentito, toccato, vissuto questo magico quartiere dove so che tornerò a cercare l'energia quando ne avrò bisogno... vedo canali, vedo percorsi, vedo magica geometria, dove prima vedevo solo strade, marciapiedi e cemento... qualcosa è cambiato, qualcosa nel mondo mi parla... ma lo aveva sempre fatto: solo ora sono pronto ad ascoltare!

domenica, novembre 23, 2008

Di vino, panche di legno e buon musica

Un piccola pub, dei buoni amici, ottima musica, il vino giusto nel bicchiere sbagliato... semplici ingredienti per una serata tranquilla, allegra, felice e triste al tempo stesso... cerco tanto nella mia testa e quando non cerco più, qualcosa da fuori mi tocca nel pronfondo del cervello e nell'umido del cuore.. lacrime e sorrisi, abbracci e tanto calore... va bene così, può andare solo così... e così sta andando: forse dovrei solo concentrarmi su altro, guardare la semplicità della felicità quando mi appare, assaporarla fino all'ultima goccia, sporcarmi nel caso, ma non perdere nessuna goccia, loro, sua, mia.
E in tutto questo come colonna sonora il meglio della musica punkettara di casa nostra... proprio di casa nostra... la Superfetazione è davvero er mejo!

"E ho guardato dentro un'emozione e ci ho visto dentro tanto amore che ho capito perché non si comanda al cuore." (parole di Vasco Rossi)

giovedì, novembre 20, 2008

Il rovescio

"Non v'è amore per la vita senza disperazione di vivere." (da Il rovescio ed il diritto di A.Camus)

Quanto in basso devo cadere? Quand'è che la pala con la quale continuo a scavare toccherà qualcosa di così duro da non poter essere rotto? Quanta infinità contiene la spirale nella quale sono caduto? Camus mi pare dicesse anche altre cose, riguardo la vita, la morte e il volersi veramente bene... non ho così tante energie per ricordare ora... Freddo e sorrisi malevoli, solo questo mi viene in mente ora. Lo stesso freddo intenso che provo nella mia testa ora lo provo sul mio corpo... è proprio brutta come sensazione... vuoto, vuoto spinto, oltre il limite consentito: ho cercato di dare così tanto che non mi sono accorto di svuotarmi piano piano... ora mi fermo un attimo e so che mi riempirò di nuovo, perchè mi ricarico come una batteria attaccata al motore: la fatica è tutta nel partire, nel mio caso invece è tutta nel fermarsi, nell'abbassare i toni come dice lei, oppure nel non pensare con la testa degli altri come dice ancora un'altra lei...
Sono semplicemente confuso, inebriato, ubriaco, da questa vita che passa alla fine nel migliore dei modi possibili... ma allora perchè mi scendono le lacrime?

mercoledì, novembre 19, 2008

Avere una sorella.

"Non è il nostro compito quello di avvicinarci, così come s'avvicinano il sole e la luna, o il mare e la terra. Noi due, caro amico, siamo il sole e la luna, siamo il mare e la terra. La nostra mèta non è di trasformarci l'uno nell'altro, ma di conoscerci l'un l'altro, d'imparar a vedere ed a rispettare nell'altro ciò ch'egli è: il nostro opposto e il nostro complemento." (parole di Herman Hesse)

Avere una sorella è bello: puoi darle tutta la fiducia che normalmente hai paura di riporre negli altri. Tremendo quanto bello, il senso di vertigini che questa cosa mi porta.

martedì, novembre 18, 2008

Lì, dove io cammino

"Per me c'è solo il viaggio su di un cammino che abbia 'un cuore', qualsiasi strada che ha un 'cuore'... Lì io cammino, e la sola sfida di valore per me è il percorrerla tutta. E lì io vado e ricorro, guardando e, osservando, rimirando senza fiato.. senza mai stancarmi." (parole di Don Juan)

UME: quanto è difficile parlare con gli sconosciuti?

13 Novembre 2008

Come primo tentativo di esplorazione urbana devo dire che si presenta molto "impegnativo".
L'attesa, l'aspettativa era di arrivare con calma verso Piazza Re di Roma ma come al solito le aspettative sono fatte per essere disilluse, in qualche modo, in ogni modo. La città piange e il pianto mi blocca - macchina spenta in un lago che non riparte... e in seguito scoprirò non poter ripartire mai più - nel cemento del Torrino, direi a 500 metri in linea d'aria dal luogo di lavoro. E subito mi chiedo:
- Quale posto vedo sempre ma non osservo mai? -
La risposta è ovvia, ovvero proprio il Torrino, fatto di cemento e case-condominio. Ma ci sono anche giardini. Tolta la macchina dal lago in via del Fiume Giallo - nome molto adatto oggi, come mi fa notare un signore al quale chiedo dove mi trovo - e sguinzagliata la mia cara amica-sorella a lavoro - sorellina... quanto hai fatto bene a lavorare oggi! - aspetto e mi finisco l'ultima pagla.
Un signore mi ha aiutato a togliere la macchina dal lago, almeno nell'ultimo tratto in leggera salita: non gli ho chiesto nulla, mi ha visto e si è fermato.
Faccio 3 chiamate e attendo il rientro del "principale" - sacrosanta pausa pranzo, sono le 14! - Tutti passano ma poi uno si ferma, come me nel lago stagionale e io mi offro di aiutarlo a spingerlo - tanto sono già zuppo, ma conoscendomi l'avrei fatto comunque - ma lui non vuole, aspetta in macchina e pace, incurante del traffico. Io fuori sotto una pioggerellina fina non fastidiosa, anzi quasi piacevole, lui dentro forse innervosito, forse divertito, non saprei.
La sua macchina si riaccende, fuma, urla, stride ma si muove e in virtù della sua fede nem mezzo, esso si muove e lo porta trionfalmente fuori dal lago, asciutto, felice, soddisfatto. Morta. Scopro che lavora in IBM - il guidatore, non l'auto - e lì si dirige dopo aver deciso che può abbandonare la macchina della moglie lì dove si è fermata. Io invece rimango, forse avevo anche pensato di andare me rimango, ora voglio rimanere. Sono curioso di vedere cosa accade. E faccio bene.
Passa poco tempo, arriva un silenzioso e nascosto arcobaleno e con esso una ragazza con un cana dal buffo collare. Leda è il nome, non della ragazza, ma del cane. La guardo, neanche tanto però e lei si gira e mi chiede se serve aiuto. Sono sorpreso: una ragazza con cane mi chiede se mi può aiutare. Proprio strano. La ringrazio e le dico che aspetto: lei non vuole sapere neanche cosa. Si mette a camminare verso il lago e io le dico di stare attenta, che non è il caso. E lei mi risponde semplicemente che voleva vedere, attraversa e viene vicino a me.
E' stata dalla nonna per pranzo, mi confessa, poi mi chiede l'ora e afferma tranquilla che ha ancora un'ora prima di rimpredere il lavoro. Mi chiede se fumo e io le rivelo che ho finito le sigarette: - Non c'è problema: reggimi l'ombrello che te ne faccio una io! - e così mi passa l'ombrello verde chiaro.
Quanto è difficile parlare con uno sconosciuto?
Per me molto, per lei evidentemente non tanto: i suoi occhi azzurri sono tranquilli mentre mi rulla una paglia. Mi dice che un albero è caduto sui binari del treno per Ostia. Lo ha detto sua nonna.
Poi mi dice che ha le mani sporche - è vero sono gialle in parte - perchè ha raccolto funghi.
- E dove scusa? -
- Eh eh eh... se prometti di non dirlo a nessuno, te lo dico... - prometto e lei lo dice.
Sono sorpreso: i funghi porcini comuni al Torrino. Fumiamo un poco e lei va via.
Niente nome. Che bisogno c'è? Siamo amici di strada e il nome non serve.
Avevo dei dubbi sull'esplorazione? La città ha tanto da dire, tanto da urlare. Ora si può partire.

lunedì, novembre 17, 2008

Ma... esisto?

"Mi butterei da quella stella spenta di malinconia, in questa urgenza di vivere e furia di sentire... so di esistere." (parole di Gianna Nannini)

Per me è una domanda più che un'affermazione: ma so di esistere? Lo do troppo per scontato, lo diamo troppo per scontato... giorni lunghi, particolari, non sereni, ma intensi, forse più nel male che nel bene, anche se non so quanto senso abbiano queste due parole per le mie questioni attuali... giorni privati del mio cavallo metallico: con lui, è inutile nasconderlo, mi sento al sicuro, protetto e nascosto al tempo stesso... ho detto male al mio cavallo: troppi pensieri mi veniva in testa mentre lo guidavo per le strade della città, verso casa, verso l'altra casa, verso altri ancora, verso lei.
L'ho trattato male e mi dispiace: i pensieri ti vengono sempre, caro il mio Khuzuk, e ti stancano, ti tradiscono, ti illudono, ti fanno male. I pensieri ti vengono anche in un bagno di marmo e legno che mai hai visto in vita tua... i pensieri non li toglie neanche mezza bottiglia di buon San Giovese... i pensieri non vanno via: ti seguono e ti inseguono senza pace. Non mi daranno trega, lo so. Ma non posso farci niente: l'importante è non tradire la promessa fatta. Ci provo, esito a volte, ma giuro che ci sto provando. In silenzio.

"Coloro che amano dovrebbero stare spesso silenziosi."(parole di Charles Morgan)

giovedì, novembre 13, 2008

UME: rules to freedom!

Part One: Learning the City

1. Meet your city
go for a walk
ride public transit
drive its roads

2. Find its power spots
look for leylines
investigate its history
get the feel of these spots
leave a mark you can link to

3. Find its hidden self
go to abandoned and forbidden places
find the city's sorrow
visit the city's twin in an altered state of consciousnesis
making a relationship with this life form and the other life forms around you.


- Vivere non si limita all'atto di respirare -

Dire o non dire?

Alcuni dicono che
quando è detta,
la parola muore.
Io dico invece che
proprio quel giorno
comincia a vivere
(Alcuni dicono di E.Dickinson)

Forse dovrei dire più di quello che dico, forse dovrei continuare a parlare fino a quando la gola non raschia per il dolore e lo sforzo... forse dovrei veramente dire di più di quello che penso...

mercoledì, novembre 12, 2008

Celebrare... un concerto!

Il luogo è chiuso, stretto ma alto, fatto di cemento e scheletri di metallo, squadrato, poco poetico, sicuramente non romantico, eppure... quando da quella piccola porticina, preceduta da un coro di attesa, entra una donna minuta, affascinante e totalmente distrutta da chissà cosa, tutto cambia. E' una magia che da inizio ad un vero e proprio rito: quello del concerto.



"È una donna e perciò vede la vita come non la vediamo noi, e certe volte ci insegna a guardarla; comprende sfumature, percepisce sottigliezze che i nostri sensi non registrano; sa trovare nel vocabolario quell'aggettivo che a contatto con un sostantivo crea imprevedibili effetti. Se è vero che la donna è il complemento spirituale dell'uomo, essa vede l'altra faccia della verità." (parole di Dino Segre)

Mentre cantavo circondato da tanti altri, con lei vicino e Carmen a 3 metri da me, mi sono ritrovato a pensare un fatto stupido ma vero: era il primo concerto di un'artista donna che io ascoltavo. E ne sentivo tutta la sensualità, la sensibilità, la forza interiore del sesso fisicamente debole, mentre un mondo diverso si dipingeva davanti ai miei occhi e intorno alle mie orecchie, scolpito nella mente da parole non mie che a poco a poco lo diventavano... ferite avvelenate e ignorate, doni mai fatti, freddo che avvolge nella solitudine di ogni vita, eppure forza ed energia che ci spinge ad andare avanti. Perchè? Ed è questa la grandezza di Carmen: non c'è un perchè, c'è solo il fatto di questa vita, direi fottuta, misera, disperata, ma maledettamente bella. Niente perchè, solo un fatto.
E allora baciami ancora Giuda... baciami...

Giuda baciami ancora
finché avrai fiato e vita
fino alla ricompensa
finché avrai fiato e vita
fino alla ricompensa
Finché avrai fiato e vita
fino alla ricompensa

(parole di Carmen Consoli)

martedì, novembre 11, 2008

Vagare

"La nostra smania di vagabondaggio e di vita errabonda è in gran parte amore, erotismo. Il romanticismo del viaggio è per metà nient'altro che attesa dell'avventura. Ma per l'altra metà esso è impulso inconsapevole a trasformare e dissolvere l'elemento erotico. Noi viandanti siamo abituati a coltivare i desideri amorosi proprio per la loro inappagabilità, e quell'amore che apparterrebbe alla donna noi lo dissipiamo profondendolo al villaggio e alla montagna, al lago e alla voragine, ai bimbi sul sentiero, al bove sul prato, all'uccello e alla farfalla. Noi liberiamo l'amore dall'oggetto, l'amore da solo ci è sufficiente, così come nel nostro vagare non cerchiamo la meta, ma solo il godimento del vagabondaggio per se stesso, l'essere in cammino." (parole di Herman Hesse)

lunedì, novembre 10, 2008

Che fare?

"Alcune persone sono incapaci di cogliere l'essenza della vita e il soffio intrinseco in ciò che contemplano, e passano la loro esistenza a discutere sugli uomini come si trattasse di automi, e sulle cose come se fossero prive di anima e si esaurissero in ciò che di esse si può dire, sulla base di ispirazioni soggettive." (da L'eleganza del riccio di M.Barbery)

Certe volte la mente non riesce proprio a fermarsi e allora un pensiero terribile si fa strada fra gli altri: quanto vale tutto quello su cui rifletto? Quanto valgono le mille e mille domande che mi pongo e le altre mille risposte che mi do, se poi in fin dei conti, alla fine del gioco potrei dire, non mi permettono di vivere meglio? E' giusto, lo so, che vale la pena di porsi la domanda di cosa voglia dire vivere bene, ma il problema è che una volta che ci diamo una risposta, qualsiasi essa sia, allora dobbiamo percorrere la strada fino in fondo e non fermarci ad ogni angolo e incrocio con altre strade (perchè non dobbiamo pensare di essere gli unici a muoverci!) e aver paura, e per paura far finta di riflettere di nuovo. Perchè altrimenti non andiamo da nessuna parte: può far rabbrividire forse ma la vita non è nient'altro che attesa della morte. Nulla di più. Nulla di meno. Cosa preferirei aver fatto ora se sapessi di morire all'istante ora+1? Mi faccio questa domanda ogni secondo e nel rispondermi mi prendo tutte le mie responsabilità. E' il rischio. E' la bellezza. E' il gioco.

"Forse essere vivi è proprio questo: andare alla ricerca degli istanti che muoiono." (da L'eleganza del riccio di M.Barbery)

Sul palcoscenico... soli...

"Questa intera creazione è essenzialmente soggettiva, e il sogno è il teatro dove il sognatore è allo stesso tempo sia la scena, l'attore, il suggeritore, il direttore di scena, il manager, l'autore, il pubblico e il critico." (parole di Carl Jung)

domenica, novembre 09, 2008

Non so distinguere... non voglio...

Autostrada. La nebbia mi impedisce di abbandonare lo stato di sonno e di entrare in quello di veglia: guido in uno stato di coscienza a metà, senza sapere se alla fine del viaggio sarò veramente a destinazione oppure mi sarò semplicemente svegliato nel mio letto... è tutto surreale, irreale, quasi a-reale: non so più cosa sia vero e cosa non lo sia... esattamente quello che dico ogni giovedì a dei poveri ragazzi che karmicamente sono costretti ad ascoltare le parole di un nuovo pazzo e di un vecchio sciamano: non esiste una realtà oggettiva, ovvero bella e immobile e lucente fuori di noi. Esiste solo la MIA realtà, quella della mia testa e del mio cuore, delle mie mani e del mio ventre. Quella di Khuzuk e di non-Khuzuk. Non esiste se non una manifestazione in continua rigenerazione.
All'improvviso entro in un quadro: il sole pallido e circolare che distrugge dall'alto la nebbia, che riesce però sempre a stare distesa orizzontalmente di fronte alla mia strada. E poi un corvaccio che mentre avanzo a 110 km/h cattura davanti a me la mia attenzione. Non sono sull'autostrada. Sono in un dipinto, nell'istante in cui una tela diventa realtà,o la realtà diventa un tela. Sono nell'istante dell'impressionismo.
Semplicemente divino momento di estasi.

venerdì, novembre 07, 2008

Armonie

"La nostra psiche è costituita in armonia con la struttura dell'universo, e ciò che accade nel macrocosmo accade egualmente negli infinitesimi e più soggettivi recessi dell'anima." (da Ricordi, sogni, riflessioni di C.Jung)

giovedì, novembre 06, 2008

Urban Magical Exploration

"Urban Magick starts with the realization that the city is alive. A vast organism made up of sub organisms. You are a cell in the body of the city. To take the metaphor further the roads in the city are its veins and we merely carry nutrients. Forget the metaphor for now. The city is alive, start from there." (from someone in the web)

Sincronicamente noi viviamo gli uni collegati agli altri e tutti collegati a questa sfera blu rotante nello spazio. Ogni cosa è stata fatta, ogni emozione è stata provata, ogni sogno è stato attraversato, ma ogni tempo ha i suoi modi per fare e rifare. Un pomeriggio rubato, un taboo infranto all'improvviso, una via nuova percorsa in modo inaspettato, una serenità ritrovata e una gioia inaspettata in quello che già avevo: non c'è da cambiare nessuno intorno a se stessi per stare bene, perchè ogni cosa è semplicemente il riflesso di quello che abbiamo dentro... sorridi al mondo e il mondo ti sorriderà... piangi e ti disperarai sulle rovine... da solo...
E' difficile, pensavo, ma ieri ho capito che è solo questione di energia da indirizzare, da veicolare da fuori a dentro e da dentro a fuori. Le categorie che tanto mi/ci fanno paura sono dentro la nostra testa e solo lì: sono loro che imprigionano gli altri e l'idea di loro che noi abbiamo e ci formiamo. Cosa sono un gruppo di ragazzi che ballano sull'asfalto? Sono solo ed esattamente questo, uomini che ballano. Eppure sono di più: sono ogni cosa che la propria mente vi vede dentro. E alla fine sono anche nulla.
Sincronicamente la Via assume una nuova forma, più chiara, più sinergica, più concreta, più intonata. Da antica diventa moderna, ma non perde il suo potere e la sua importanza.

Primo compito ora: imparare la Città.

mercoledì, novembre 05, 2008

Il serpente (parte II)



Angitia, figlia di Eeta, per prima scoprì le male erbe,
così dicono, e maneggiava da padrona
i veleni e traeva giù la luna dal cielo;
con le grida i fiumi tratteneva e,
chiamandole, spogliava i monti delle selve.

(da Punicae di Silius)

martedì, novembre 04, 2008

Let Love Be Your Energy

Out of a million seeds
Only the strongest one breathes
You made a miracle mother
I'll make a man out of me

Daddy where's the sun gone from the sky?
What did we do wrong, why did it die?
And all the grown ups say 'sorry kids we got no reply'

If you're willing to change the world
Let love be your energy
I've got more than I need
When your love shines down on me

Every tear that you cry
Will be replaced when you die
Why don't you love your brother?
Are you out of your mind?

Daddy where's the sun gone from the sky
What did we do wrong, why did it die
And if you've got no love for me then I'll say goodbye

If you're willing to change the world
Let love be your energy
I've got more than I need
When your love shines down on me

If you're willing to change the world
Let love be your energy
I can't contain how I feel
When your love shines down on me
Well if you want it come and make a stance
So when it's in your hands
People show me love

Well if you want it come and make a stance
So when it's in your hands
People show me love

If you're willing to change the world
Let love be your energy
I got more than I need
When your love shines down on me

If you're willing to change the world
Let love be your energy
I can't contain how I feel
When your love shines down on me

(Let love be your energy di Robbie Wlliams)

lunedì, novembre 03, 2008

Il serpente (parte I)

Il serpente simbolizza per gli indiani il ciclo di nascita, vita, morte e rinascita, grazie al processo della muta della pelle.
Tra i tipi di forza che gli vengono attribuiti si annoverano la forza della creazione, della sessualità, del mutamento, dell'anima e dell'immortalità.
Uomini con l'energia del serpente sono piuttosto rari, poiché tra le esperienze che devono attraversare vi è quella di venire in contatto coi veleni senza riportarne danni, cioè imparando a trasformare le sostanze velenose penetrate nei loro corpi in sostanze innocue.
Il serpente è una creatura collegata all'elemento fuoco: a livello del corpo ciò genera passione e desiderio, ma a livello spirituale porta ad accedere al Grande Spirito e a realizzare la saggezza che tutto comprende.
Qualora il serpente appaia nei vostri sogni, ciò indica che è tempo di iniziare un processo di mutamento, allo scopo di poter progredire e avvicinarsi alla realizzazione di sé.

domenica, novembre 02, 2008

Sabbia

Passi ore, giorni e mesi a farti delle domande. Non aspetti neanche di darti delle risposte per la dannata fretta di porti la prossima maledetta domanda. Ultimamente odio muovermi in macchina: non è per il traffico, non è per la benzina, non è la paura che qualcuno scelga te come ultima persona da vedere da vicino prima di morire... Guido con prudenza, ormai non mi metto in macchina se sono anche solo un po' assonnato, non vado veloce mai: direi che sono un guidatore attento ma questa attenzione non nasce dal senso del dovere o di giustizia. Più regole ci sono da rispettare, meno tempo passa la mia mente ormai fottuta a pensare e ripensare se stessa... ma ormai anche le regole stradali, gli stop, le precedenze, i limiti, i raggi di curvutara e la curiosa forza centrifuga non bastano più... odio muovermi in macchina perchè lì dentro non c'è possibilità di fuggire dalle domande che mi perseguitano: mi rotolano addosso e non so veramente da dove diavolo possano uscire... così tante domande e non ho neanche il tempo di godermi le risposte, per la velocità con la quale altri quesiti mi piombano sopra... e nello stremo tentativo di azzerare la coda di richieste della mia mente, perdo me stesso, quello che sono, quello che mi piace di me, quello che gli altri apprezzano in me.
E' passato tempo da quando ho iniziato a percorrere quella che chiamo la Via e sapevo che il percorso sarebbe stato difficile: ho spalancato una porta che ne nascondeva mille altre, mille altre stanze, mille altre finestre... non potevo sapere su cosa dessero tutte queste aperture del mio cervello e ancora non lo so: mi fermo in una stanza, la squadro per un po', forse mi piace, mi dico, ma non faccio in tempo a godermela, perchè sento che è giunto il momento di aprirne un'altra... so che sto delineando un percorso, inutile a chiunque altro purtroppo, perchè è dentro la mie mente e basta, e so che questo percorso mi porterà verso la libertà, quella vera, non quella fittizia e venduta intorno a noi. La libertà di essere quello che si è.
All'inizio mi ero fatto una domanda, molto importante, e ormai l'ho dimenticata: questo mi rallenta nella mia ricerca incessante di libertà, ma mi chiedo ora quanto questa dimenticanza abbia agito come un bussola rotta lungo la Via... quanto mi sono allontanato da Essa? potrò tornare indietro e riprendere la strada giusta? avrò la forza di continuare il percorso sperando di arrivare comunque alla meta? Ancora domande. Ancora sempre dannate domande. Eppure è come se nella testa avessi mille e mille piccoli me stessi, tutti diversi, riflessi e deformati da mille specchi, anzi no, da mille frammenti di quell'unico specchio che all'inizio ero io. Ora non c'è più quella confortante superfice sulla quale potevo riconoscermi: mi fermo fin troppe volte davanti agli specchi che incontro e non per rimirarmi o aggiustarmi, ma con la speranza nel cuore di riconoscere quegli occhi che vedo davanti a me, quel viso, quella spalle, quelle braccia, quelle mani... le mani in realtà le riconosco ed è strano: le guardo spesso, le torturo in continuazione, ma rimangono per ora l'unica parte di me che non mi è aliena e forse questo mi da un po' di forza.
Mi pare che stessi parlando delle domande che mi faccio e di quanto mi stanchi di questi tempi andare in macchina, affollato appunto da mille pensieri irrisolti... già è vero... mille domande e mille pensieri, tutti insieme, che si azzuffano per uscire dalla mia bocca e quando lo fanno generano solo altri problemi, chiarimenti da fare, infelicità nelle persone che mi stanno vicino... semplicemente dovrei smettere di chiedermi sempre il perchè delle cose, il come delle azioni, il quanto dei gesti.
In realtà c'è una sola domanda che vale la pena di farsi: quando giocare? E la risposta è ovvia. Forse potrei semplicemente chiedermi questo ogni volta che sento l'esigenza di farmi una domanda e cercare spiegazioni. Non sono più intelligente di quanto lo fossi a vent'anni e con l'età non si diventa neanche più saggi: quello che prendiamo per saggezza in realtà è solo stanchezza.
Mi piacerebbe continuare a giocare, con la sabbia come quando ero bambino, senza scopo e senza preoccupazioni. Solo la sabbia fra le mie mani che scorre, si mischia e si confonde... sempre uguale e sempre differente.
Mi piace tanto la sabbia.